lunedì 4 febbraio 2019

Flavio Bucci si racconta





Flavio Bucci si confida: «La vita è una somma di errori». Oggi vive in una casa famiglia sul litorale di Fiumicino, quasi in miseria. L’attore 71enne, reso celebre dallo sceneggiato Rai del 1977 nel quale vestiva i panni del pittore italiano Antonio Ligabue, nel corso della sua brillante carriera ha sperperato una vera fortuna: «In teatro sono arrivato a guadagnare anche due milioni di lire al giorno», racconta al Corriere della Sera. «Ho speso tutto in vodka e cocaina, solo di polvere avrò bruciato 7 miliardi, mi sparavo 5 grammi al giorno». «Poi scarpe e cravatte che non mettevo mai», continua Bucci. «E le donne, anche se per loro non così tanto, me la davano gratis». Lo spirito combattivo è quello di sempre, anche se gli acciacchi di una vita di eccessi si fanno sentire. «Io non mi pento di niente, ho amato, ho riso, ho vissuto. Mi chiedono spesso se l’alcol mi ha distrutto», aggiunge l’attore, con oltre 50 partecipazioni in film di cinema. «Ubriacarsi è bellissimo, al di là dei discorsi di morale, che io non ho. E poi cos’è che fa bene? Lavorare dalla mattina alla sera per arricchire qualcun’altro». Due matrimoni alle spalle, tre figli e mamma rosa, 93 anni, che gli dice ancora «fiulin comportati bene»: «Io so di non essere stato un buon padre, non è facile starmi vicino». In carriera ha pure alcune importanti esperienze da doppiatore, su tutte quella di John Travolta ne La Febbre del Sabato Sera. «Me lo presentarono, gli dissero che io ero la sua voce italiana. Risposi che, allo stesso modo, lui poteva considerarsi la mia faccia americana». Ha sempre la risposta pronta, Bucci, che infine ha parlato dei suoi rapporti con alcuni grandi nomi del cinema italiano.

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